Bolivia - Salar de Uyuni

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BOLIVIA

15° giorno. Lascio San Pedro de Atacama
Da San Pedro de Atacama a Laguna Bianca - Lunedì, 3 Novembre 2014

Start point: 2.442 mt
Finish point: 4.325 mt
Orario: 8:25 - 17.50
Sulla bici: 8 h 08 m
Distanza: 61 km - km totali progressivi 670,3
Velocita` media 7.5 km/h
Dislivello: ascesa 2.261 mt - discesa 351 mt
Altitudine max: 4.615 mt
Terreno: asfalto, sterrato
Pernottamento: rifugio ingresso parco
Meteo: sole.
Temperatura: 7 min - 21 max

Dopo le varie formalità alla frontiera, con una bella fila di attesa per 3/4 ora, hanno inizio i fatidici 40 km. che mi portano da 2.400 a 4.600 mt s.l.m. La strada completamente asfaltata che non molla un attimo, completamente dritta, senza una curva, un tornante. Sembra di stare su di un nastro traportatore dritto ma purtroppo fermo e inclinato verso la vetta in maniera terrificante. Tutto il peso che tenta di trascinarti indietro. I primi km, con la forza nelle gambe dopo il riposo notturno, ti fanno scivolare via, sembra...agilmente, poi si fa sempre più ripida. Arrivo a 3.300 mt. di quota e le forze iniziano a mancare, il peso della bici, la quota sempre più alta, alterno pedalate a camminate spingendo la bici. Lungo la strada vedo un campo minato (ci mancava pure questo!), residuo di una guerra dimenticata tra Argentina e Cile. L’area rarefatta si fa sentire soprattutto nella gola continuamente secca, cosa che mi costringe a bere molto. Davanti a me ho sempre il vulcano Licancabur a farmi compagnia. A meta` pomeriggio arrivo finalmente a Hito Cajon a 4.595 mt, il punto di svolta tra Bolivia e Argentina, l`aria si e` fatta fredda con un forte vento alle spalle, per fortuna. Finalmente, sto arrivando Bolivia!!! Inizia la strada sterrata che porta alla frontiera. Solitaria in mezzo a montagne di terra rossa, si scorge una casa con una bandiera sventolante, il confine. Intorno non c’è nulla se non fosse per una baracca diroccata, scendo dalla bici per i controlli di rito ed all’interno trovo un militare che vive qui da solo per 2-3 mesi. Ho voglia assolutamente di arrivare alla Laguna Bianca dove c`e` un rifugio che può ospitarmi (5 euro + cena 2,50) anche se in condizioni di emergenza visto che era tutto occupato da gruppi organizzati, e soprattutto cenare al riparo dei foti venti intensi e gelidi che spirano all`esterno.
A fianco del rifugio c’è un nuovo edificio dove ha sede il parco naturale "Eduardo Avaroa" che attraverserò, pago 150 bolivianos (20 euro) il biglietto per l'ingresso del parco di Laguna Colorada o Laguna Blanca.
Sono riuscito a concentrare due tappe in una, i prossimi giorni saranno duri per il freddo, il vento e la condizione delle strade/piste. Affrontiamo giorno per giorno.





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16° giorno. La via delle Lagune
Da Laguna Bianca a Laguna Chalviri - Martedì, 4 Novembre 2014

Start point: 4.332 mt
Finish point: 4.400 mt
Orario: 7:30 - 16.30
Sulla bici: 6 h 43 m
Distanza: 48,5 km - km totali progressivi 718,8
Velocita` media 7.2 km/h
Dislivello: ascesa 610 mt - discesa 563 mt
Altitudine max: 4.731 mt
Terreno: sterrato, sabbia
Pernottamento: rifugio Terme de Polques
Meteo: sole.
Temperatura: 5 min - 18 max

Bella nottata fredda, per fortuna al riparo di questo rifugio. Alla mattina commetto un errore, non imposto il fuso orario e quindi parto alle 7.30, mi sembrava che l`aria fosse cosi` frizzante (in Bolivia bisogna arretrare le lancette di 1 ora).
La prima Laguna e` quella Blanca, ancora ghiacciata, si vedono alcuni fenicotteri fermi immobili in attesa che si scaldi l`aria. Dopo una lunga discesa sabbiosa giungo nei bordi di una bellissima laguna dove il vulcano Licancabur, perfettamente conico, con l'imponenza dei suoi 5960 mt, si specchia sulle sue verdissime acque, la Laguna Verde. Il lago deve le sue sfumature versi all'arsenico e altri minerali che sono sospesi nelle sue acque. Il colore del lago varia dal turchese al verde smeraldo a seconda di quanto il vento agita i suoi sedimenti. 
Proseguo il cammino che si rileverà talmente ostico per la sabbia, ghiaia e calaminas, si aggiunge la polvere sollevata dalle jeep di passaggio dei turisti che proprio se ne fregano di un povero ciclista. Lungo il cammino incontro 2 cicloturisti tedeschi in senso contrario, una coppia di giovani ragazzi che erano diretti a Salta per il Paso Jama. Colori indescrivibili per il paesaggio, sfumature di giallo, rosso, bianco, sembrano delle pennellate di colore. Arrivo nel deserto di Salvador Dalì, dove come in quadro del famoso artista, ci sono grandi massi appoggiati sulla sabbia che insieme alle montagne formano una veduta davvero suggestiva.  Proseguo il camino un po` in bici, un po` a piedi spingendo la bici quando incontro la sabbia e arrivo alla Laguna Chalviri. Qui ci stanno le Therme de Polques, delle pozze termali dove ci si può immergere nell’acqua piacevolmente calda di 36 gradi. Qui c`e` un rifugio che a causa del tutto esaurito dei gruppi organizzati mi fa dormire sul pavimento, almeno ho una cena calda.















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17° giorno. Sol Manana
Da Therme de Polques a Sol Manana - Mercoledi`, 5 Novembre 2014

Start point: 4.400 mt
Finish point: 4.865 mt
Orario: 8:00 - 14.30
Sulla bici: 5 h 16 m
Distanza: 25,9 km - km totali progressivi 744,7
Velocita` media 4.9 km/h
Dislivello: ascesa 659 mt - discesa 193 mt
Altitudine max: 4.932 mt
Terreno: sterrato, sabbia
Pernottamento: tenda
Meteo: sole.
Temperatura: 10 min - 18 max

Giornata infernale oggi, un vento bestiale. La giornata inizia bene, cena di ieri sera, colazione e pernottamento gratis: davvero gentilissime le persone che gestiscono questo edificio. Alle therme ci sono già parecchi turisti che affollano le pozze termali per immergersi nell`acqua piacevolmente calda. La temperatura e` piacevole forse perché non ha soffiato vento durante la notte. Salgo sulla bici e via; i primi km scorrono abbastanza regolarmente fiancheggiando la laguna di Chalviri in parte ghiacciata, poi inizia la sabbia e via a spingere a piedi. La strada e` tutta in salita e già a metta` mattinata inizia a soffiare un vento gelido contrario al mio senso di marcia, più passano le ore e più aumenta, a volte sembra raffiche di uragano. Non si riesce a fare strada, sabbia, vento, la meta prefissata Laguna Colorada e` impossibile da raggiungerla oggi. Opto per il campo a Sol de Manana. Proprio al bivio della strada ho un incontro particolare: incontro una coppia di cicloturisti italiani che già seguivo da tempo su internet, Paola e Silvano Grasso, grandi appassionati della Bolivia. E` stata una piacevole sorpresa, loro sono diretti fino a Ushuaia, la fine del modo, in sei mesi. Scambio di indirizzi social, saluti, auguri di buona continuazione e si riparte. Prendo la pista per la zona Sol de Manana e arrivo a quota 4800, dove una spettacolare serie di geyser fumanti, soffioni, enormi marmitte di fango ribollente e un forte odore di zolfo rendono il paesaggio affascinante e un po` infernale. Intorno le montagne assumono colori incredibili, sembra una tavolozza di colori con sfumature che passano dal giallo ocra, al rosso attraverso tutta la tonalità dei grigi, il sole non fa altro che accendere ancor di più la loro intensità. E` uno spettacolo che ha il massimo effetto all`alba, quando la bassa temperatura rende l`emissione dei fumi più potente. Vedremo ... se resisterò a una notte che si preanuncia ghiacciata.
N.B.: oggi ho raggiunto la Cima Coppi del mio viaggio 4.932 mt.


















La pista delle lagune, cosi' si chiama la sfida che sto affrontando che mi porta nella regione Los Lipez , un'enorme e desolata regione desertica, uno dei territori dalle condizioni piu' severe al mondo. Attraverso paesaggi malinconici e, con un opprimente senso di solitudine, pedalo 8-9 ore al giorno su tratti impraticabili, contemplando la voce del silenzio e il battito del mio cuore. La disidratazione e la fatica a questa altitudine sono elevatissime e mi obbligano a pedalare con sei litri di acqua da razionare. Le ruote affondano sempre di piu', mentre mi inoltro verso un vero deserto a 5000 metri circondato da cime innevate.
L’altopiano boliviano nasconde qui i suoi gioielli più preziosi, le centinaia di lagune salmastre dalle tinte diverse secondo i minerali disciolti, le cui tonalità variano nell’arco della giornata con il mutare delle condizioni atmosferiche, passando dal rosso mattone al ruggine, dal blu cobalto al celeste e al turchese: la Laguna Celeste, remota e bellissima, la Laguna Verde, nelle cui acque si riflette il perfetto cono tronco del Volcán Licáncabur, la Laguna Colorada, popolata da migliaia d’aristocratici fenicotteri... Qui vivono la viscaccia, la volpe andina, qualche raro ñandú o struzzo andino e branchi di timide vigogne. 

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18° giorno. Laguna Colorada
Da Sol de Manana a Laguna Colorada - Giovedì, 6 Novembre 2014

Start point: 4.865 mt
Finish point: 4.294 mt
Orario: 8:15 - 15:30
Sulla bici: 6 h 28 m
Distanza: 43,9 km - km totali progressivi 788,6
Velocita` media 6.8 km/h
Dislivello: ascesa 312 mt - discesa 866 mt
Altitudine max: 4.919 mt
Terreno: sterrato, sabbia
Pernottamento: rifugio
Meteo: sole, vento
Temperatura: -7 min - 24 max

Come immaginavo e` stata una notte particolarmente fredda, meno 7 gradi in tenda, messe al riparo le batterie dentro il sacco a pelo, ho dormito abbastanza bene tutto chiuso, testa compresa nel sacco a pelo. Ogni tanto respiravo profumi di zolfo provenienti dal campo geotermico. Sveglia molto presto, alle 5.00 già iniziavano arrivare le jeep di turisti. Assistere all'alba a quasi 5000 metri quando le fumarole dei geyser di Sol de Magnana sono vivacizzate dall'aria ghiacciata e' uno degli spettacoli primordiali cui tutti dovrebbero assistere e da cui ho tratto la forza per continuare, uno spettacolo dantesco. Riprendo la strada che oggi mi porterà alla Laguna Colorada, tutto fila via liscio fino a un bivio, poi per un mio errore nel segnare la traccia gps seguo la strada che costeggia la laguna, sabbia, ghiaino e un fortissimo vento contrario. Impiego una vita per raggiungere i refugios della laguna dove trovo una camera e cena per la notte. Beh, vedere questa laguna ti lascia estasiati.
La Laguna Colorada è uno specchio d’acqua color corniola che si estende per 60 kmq raggiungendo la profondità massima di 80 cm. La colorazione rossa è dovuta ad alghe e plancton che prosperano nelle acque ricche di minerali, mentre i bordi sono orlati di brillanti depositi bianchi di sodio, magnesio, borace e gesso. Centinaia di fenicotteri rosa scandagliano il fondo senza sosta, mentre il vento ne increspa le acque.





















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19° giorno.  Deserto Silioli
Da Laguna Colorada a bivio Hotel Desierto - Venerdì, 7 Novembre 2014

Start point: 4.300 mt
Finish point: 4.560 mt
Orario: 7:10 - 18:50
Sulla bici: 9 h 23 m
Distanza: 48,3 km - km totali progressivi 836,9
Velocita` media 5.1 km/h
Dislivello: ascesa 616 mt - discesa 342 mt
Altitudine max: 4.612 mt
Terreno: sterrato, sabbia
Pernottamento: tenda
Meteo: sole
Temperatura: 12 min - 22 max

Lascio la laguna Colorada e mi dirigo verso la Ruta de las Joyas, una strada che collega quattro lagune, e` la più temuta, a chi mi chiede in che direzione vado tutti me la sconsigliano. In effetti la strada si presenta gia` con molta sabbia, si sale in bici e si pedala, dopo pochi metri si scende dalla bici e si cammina. Oggi grande attesa, si attraversa il Deserto Siloli, una grande distesa di sabbia grossolana color rosa-rosso. Lungo il tragitto mi fermo in una distesa di rocce modellate dal vento, tra cui l'Arbol de Piedra, una conformazione rocciosa alta 8 metri con una base stretta e una chioma in alto più grande, proprio come un albero. Si continua a spingere la bici, si va avanti lentamente, sembra che i km non avanzino. Arrivo a una conformazione rocciosa, dove riesco a fotografare la viscaccia, un animaletto molto grazioso che assomiglia a un coniglietto; qui vedo anche la Yareta, delle gobbe di muschio duro come la pietra, e` una varieta` che vive in condizioni estreme e cresce molto lentamente. Molte jeep di turisti passano sollevando un gran polverone, tutti ti salutano e ti fotografano come fossi un marziano; molti rallentano chiedendoti se hai bisogno di qualcosa: acqua, dove vai, se va tutto bene; addirittura un ragazzo stile Bob Marley vuole farsi fotografare accanto a me e complimenti a non finire. Dopo la sabbia arriva un tratto di sassi e roccia molto difficile da pedalare che mi porta ad un bivio per l`Hotel del Deserto. Io proseguo ancora un po` in cerca di un posto per accampare. Trovo riparo tra delle rocce con una specie di frangivento, ci sta appena la tenda. Oggi e` stata una giornata lunga, un po` di riposo adesso ci vuole.

















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20° giorno.  Lagune, che colori.
Da bivio Hotel Desierto a Laguna Canapa - Sabato`, 8 Novembre 2014

Start point: 4.560 mt
Finish point: 4.120 mt
Orario: 7:10 - 17:00
Sulla bici: 7 h 05 m
Distanza: 45,3 km - km totali progressivi 882,2
Velocita` media 6.4 km/h
Dislivello: ascesa 329 mt - discesa 744 mt
Altitudine max: 4.647 mt
Terreno: sterrato, sabbia
Pernottamento: tenda
Meteo: sole
Temperatura: -3 min - 26 max

Dopo una nottata alquanto gelida, il programma di oggi prevede la fine del deserto e l`incontro di una serie di lagune. Bastaaaaa!!!! Non ne posso più della sabbia, sempre e solo piste di sabbia in questi giorni, spingi la bici con tutta la forza perché le ruote affondano, poi ti entra dappertutto: dentro la tenda, nelle borse, nel sacco a pelo, nelle scarpe. Ti esaurisce i nervi, ti finisce energicamente: ma perché non mi scelgo mai vacanze normali?!?! Provare per credere. Per fortuna a ricompensarti ci pensa il paesaggio. Oggi di seguito ho incontrato una serie di lagune: Ramaditas, Honda, Ch`arkhota, Hedionda e per finire Canapa, ogni laguna ha un suo colore e un suo fascino. Tutte queste lagune sono animate da grandi colonie di fenicotteri e altri uccelli acquatici, soprattutto nella laguna Hedionda. Qui c`e` anche un Ecolodge dove mi fermo a chiedere una camera per la notte ma il prezzo e` troppo elevato, rinuncio, non pero` ad un ottimo pranzo visto che ero a corto di energie. Tappa finale e` la Laguna Canapa dove accampo per la notte. Qui dedico un po` del tempo alla caccia fotografica di fenicotteri e una mandria di vigogne che gira nelle vicinanze. Qui vivono due specie di fenicotteri, quelli rossi detti cileni e quelli bianchi con la coda nera detti andini e si lasciano facilmente avvicinare, con la dovuta cautela. All`imbrunire una volpe andina si aggira vicino la tenda. Uno spettacolo, sembra di essere il solo, l`unico guardiano di questo parco!!!













Note
Molti si saranno chiesti: ma ha sempre gli stessi indumenti da giorni! Semplice, non ha senso cambiarsi ogni giorno, tanto dopo 10 minuti di strada ti ritrovi già tutto impolverato come prima, quindi tanto vale adeguarsi. Inoltre anche se la temperatura e` caldina corro sempre con i guanti lunghi leggeri per proteggere soprattutto le dita delle mani che sono tutte tagliuzzate, anche perché non ho più i guanti estivi che ho dimenticato sbadatamente in un posto e non avevo più intenzione di ritornare indietro a prenderli.

N.B.: purtroppo i colori delle lagune in foto non rendono quello che effettivamente ho visto, dovete pazientare per vedere le foto fate con la reflex nel sito ufficiale.


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21° giorno.  L`incontro con i salares
Da Laguna Canapa a San Juan - Domenica, 9 Novembre 2014

Start point: 4.120 mt
Finish point: 3.675 mt
Orario: 7:30 - 16:30
Sulla bici: 7 h 54 m
Distanza: 98,6 km - km totali progressivi 980,8
Velocita` media 12.5 km/h
Dislivello: ascesa 376 mt - discesa 821 mt
Altitudine max: 4.280 mt
Terreno: sabbia, sale, sterrato
Pernottamento: hotel de sale
Meteo: sole, leggermente nuvoloso
Temperatura: -2 min - 29 max

Oggi ho volato ... si proprio, ho pedalato a 35 km/h sul salar di Chiguana. Ma andiamo con ordine. Sveglia gelida alle 5.45, d`altronde alla sera alle 20.30 si e` già nel sacco a pelo; smontaggio tenda, qualche foto alla laguna Canapa in parte ghiacciata con i fenicotteri fermi immobili a scaldarsi ai primi raggi del sole, e si parte. Ma non si doveva scendere?! E invece si inizia in salita e con sabbia, e si sale, e poi la pista si trasforma in mulattiera di rocce, evviva!!! Dopo una decina di chilometri finalmente si inizia a scendere per una "strada" tecnica fino a raggiungere la strada principale "Ollague-Alota", qui si inizia veramente a correre, sembra fatta di terra battuta. Sfilo ai fianchi di due vulcani altissimi, il Tomasamil e il vulcano Ollague, ancora attivo, si vede del fumo uscire da una sua bocca secondaria. E giù in picchiata fino a raggiungere il Salar di Chiguana. Il caldo si fa sentire, siamo a 3700 mt, bisogna coprirsi lo stesso per evitare ustioni dal riverbero della superficie. Seguo una pista di fango indurito e sale, qui si pedala velocemente, si corre per ore senza incontrare nessuno, ogni tanto qualche fermata per idratarsi e via. Arrivo alla stazione ferroviaria e relativo villaggio abbandonato di Chiguana, qui ci sta un campo militare, cosa ci facciano in questo posto non lo so! Attraverso la linea ferroviaria e via di nuovo a volare, complice qualche follata di vento raggiungo i 35 km/h, e via per chilometri e chilometri fino ad arrivare a San Juan, punto d`arrivo della tappa. 
San Juan e` un piccolo pueblo di case di fango, in mezzo alla pampa spellacchiata e spazzolata da un forte vento. Qui ci abitano un migliaio di persone dedite alla coltivazione della quinoa, un cereale con cui si fa una squisita zuppa. E’ ricco di proteine e vitamine, privo di grassi e, non a caso, viene consumato a queste altitudini per compensare la mancanza di altre sostanze nutritive. 
Oggi e` terminata la parte più impegnativa del percorso e per festeggiare mi concedo uno sfizio, alloggio in un albergo di sale lì, Cabanas de Sal, all'estremità occidentale del paese, è assolutamente incredibile e molto conveniente (66 bolivianos, camera cena e colazione, 9 euro). Gli Hotel de Sal sono realizzati utilizzando unicamente materiale estratto dal salar: mattoni di sale, pareti di sale, panche di sale, pavimento coperto da strato di sale.
Finalmente posso dedicare un po` del tempo alle pulizie personali, ero stanco di essere cosi` sporco, pieno di polvere, da sette giorni senza conoscere un po` d`acqua (va be`, c`erano le salviettine detergenti), anche se non c`era la doccia e` bastato una bacinella di acqua fredda e sono risorto. 
Domani si riprende la strada verso il Salar de Uyuni, l`apice di tutto il viaggio, il premio finale.















Le strade della Bolivia
Le strade della Bolivia sono le peggiori di tutto il mondo. Quasi sempre la carreggiata e` solcata dale ondine lasciate dalle jeep e dai camion. Le chiamano "calaminas" e sono onde di terra e sassi alte pochi centimetri (anche 6/7) distanti una dall`altra una ventina e disposte trasversalmente alla strada. Pedalarci sopra e` una sofferenza, una vibrazione continua. Si aggiunge un ghiaino fine e la sabbia che non ti permettono di pedalare, tranne rare eccezioni, il più delle volte sei costretto a spingere la bici con il suo peso per chilometri, a volte le ruote affondano anche 10 centimetri e non riesci a proseguire, allora lo sforzo diventa sovrumano e volano imprecazioni e maledizioni. Eppure non mollo! Lo sguardo mentre corri e` sempre rivolto a dove metti la ruota sul tracciato, non puoi distrarti un`attimo a guardare il paesaggio altrimenti sei a terra.


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22° giorno. Alle porte del Salar di Uyuni
Da San Juan a Puerto Chuvica - Lunedì, 10 Novembre 2014

Start point: 3.675 mt
Finish point: 3.671 mt
Orario: 9:00 - 16:00
Sulla bici: 6 h 05 m
Distanza: 50,7 km - km totali progressivi 1031,5
Velocita` media 8.3 km/h
Dislivello: ascesa 256 mt - discesa 279 mt
Altitudine max: 3.744 mt
Terreno: sterrato con calaminas
Pernottamento: hotel de sale
Meteo: sole, leggermente nuvoloso - vento
Temperatura: 16 min - 28 max

Questa giornata mi ha distrutto, sfinito. Doveva essere una semplice tappa di avvicinamento al Salar di Uyuni, invece si e` rivelata una delle piùostiche di quelle percorse: calaminas dall`inizio alla fine e ciottoli a volonta`, tutto un salto e una vibrazione continua, aggiungi Eolo con le sue follate di vento contrario e una giornata negativa in cui ero privo di forze dall`inizio, il gioco e` fatto. Tappa monotona e incolore anche per il paesaggio, solo tanti appezzamenti dediti alla coltivazione di Quinoa. Prima di partire da San Juan alla mattina visito una necropoli che custodisce i resti di alcune mummie conservate nelle chulpas, insieme a vestiti e oggetti che venivano utilizzati per la sepoltura. Adesso sono arrivato a Puerto Chuvica, un piccolo villaggio, quattro case di numero, porta d`ingresso al Salar di Uyuni. Il tempo non e` dei migliori, un po` nuvoloso, speriamo per domani, inoltre non si vede la distesa tipica bianca di sale. Ho trovato alloggio in un altro Hotel de Sale, un po` più costoso di quello di ieri, pero` per cena mi hanno offerto anche un bicchiere di vino rosso boliviano .... aveva un retrogusto di alcool denaturato, meglio lasciar perdere. Domani Salar!!!!












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23° giorno. Pedalando sul Salar di Uyuni
Da Puerto Chuvica a Isla Incahuasi - Martedì, 11 Novembre 2014

Start point: 3.671 mt
Finish point: 3.658 mt
Orario: 8:30 - 12:00
Sulla bici: 2 h 56 m
Distanza: 43,3 km - km totali progressivi 1074,8
Velocita` media 14.7 km/h
Dislivello: --
Terreno: sale
Pernottamento: ricovero centro visitatori
Meteo: sole - vento
Temperatura: 16 min - 28 max

Oggi grande giornata, si pedala sul salar più grande del mondo, tutto pianeggiante. Inanzitutto mi alzo con un problema intestinale, speriamo non sia quello che penso. Nel salutare la signora che gestisce l`hotel de sale, forse per pietà mi regala due fette di torta fatta da lei dicendomi che ne ho bisogno per il viaggio e augurandomi "Buena Suerte", troppo gentile! Entro nel Salar, prima una distesa di terra arida, poi man mano che avanzo inizia a comparire il bianco del sal. Sul salar tengo la rotta seguendo la traccia del gps che punta la meta, ma si potrebbe benissimo puntare verso la montagna, anzi il vulcano Tunupa che sta alle spalle del traguardo della giornata che ancora non si vede: l`Isla Incahuasi. Pedalo su una superficie bianca e dura ma sembra di non muovermi, non c`e` nessun riferimento a terra se non lo scricchiolare del sale sotto le mie ruote artigliate, tutto intorno ... orizzonte! Solo i numeri del contachilometri mi dicono che sono in movimento. Man mano si avanza ecco spuntare un puntino che diventa sempre più grande ma sempre irraggiungibile. Dopo una quarantina di chilometri eccomi arrivato a destinazione. E` un`isola interessante per la particolarita` della flora: cactus piccoli, medi e giganti, alcuni alti 8 metri, attualmente in fiore, che rappresentano un giardino unico nel suo genere. Pomeriggio dedicato alla visita dell`isola, un sacco di jeep piene di turisti che arrivano e partono in continuazione, un po` di riposo e alloggiamento di fortuna presso il centro visitatori. C`e` da dire che le temperature sono piuttosto calde, anche di notte sebbene al coperto, non fa` tanto freddo come si pensava.














Il Salar de Uyuni
E` un bacino di sale la cui bellezza e` difficile descrivere a parole. Una distesa accecante perfettamente orizzontale, e` un ex lago, con un`estensione di 12.000 chilometri quadrati formando il più alto deserto salato del mondo e la più vasta riserva di sale. la sua grandezza e` tale che si scorge la curvatura della calotta terrestre. Durante la stagione secca (apr-nov) si presenta come un superficie bianca e dura disegnata da una rete di esagoni regolari. All`interno del Salar si ergono alcune piccole isole che altro sono se non le cime di antichi vulcani completamente o parzialmente sommersi dalle acque. La più bella e famosa e` certamente l`Isla de Incahuasi. Purtroppo si e scoperto che il Salar, fino ad ora sfruttato in forma artigianale come riserva di sale, e` anche ricco di litio. E` da sperare che non sorgano industrie per l`estrazione di questo preziosissimo minerale con le conseguenti ripercussioni su questo ambiente ancora incontaminato.

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24° giorno. Ancora sul Salar
Da Isla Incahuasi a Jirira- Mercoledi`, 12 Novembre 2014

Start point: 3.658 mt
Finish point: 3.661 mt
Orario: 8:20 - 16:30
Sulla bici: 4 h 13 m
Distanza: 48,6 km - km totali progressivi 1.123,4
Velocita` media 11.5 km/h
Dislivello: ascesa 107 mt - discesa 94 mt
Altitudine max: 3.699 mt
Terreno: sale e sterrato
Pernottamento: hostal
Meteo: sole
Temperatura: - - min - 26 max

Oggi continuo a percorrere il Salar con direzione il grande vulcano Tunupa e precisamente il villaggio di Coqueza. Mattina un po` più fresca questa. Già alle 6.00 ci sono diverse jeep di turisti che sbarcano su quest`isola. Lascio questo paradiso e via per 40 chilometri a pedalare sul sale. Si percorrono abbastanza velocemente, a parte le solite fermate per foto e video, tutt`intorno non c`e` nessuno, il vuoto assoluto. Finalmente arrivo al villaggio, prima di entrarvi devo attraversare una piccola laguna, che divide il salares dal villaggio. Quest'acqua e' presente in tutte le stagioni, mentre il Salar si scioglie soltanto nella stagione delle piogge; per questo, a Coqueza si arriva su una strada realizzata su un terrapieno artificiale, di larghezza appena sufficiente al passaggio di una automobile, segnalato ai lati da alcune pietre, e parzialmente sommerso. Sulla riva del Salar pascolano numerosi lama e nell'acqua una bella colonia di fenicotteri. Com`e` grande il mondo!!! ... un incontro inaspettato: e` ora di pranzo e la piazza principale e` popolata esclusivamente da turisti, mentre sono un attimo assorto all`ombra a riposare mi si avvicina una guida boliviana che conoscendo bene le difficoltà dei cicloturisti mi chiede se può offrirmi qualcosa da mangiare. Accetto volentieri vista la fame che demorde e scopro che sta accompagnando una coppia di signori italiani che si rivelano quasi compaesani, residenti ai confini del mio paese. Alla fine pranzo gratis e anche cena con gli avanzi che mi hanno omaggiato, veramente grazie di cuore! Da qui sono salito con un piccolo trekking sulle pendici del vulcano Tunupa per visitare la grotta delle mummie dove sono custoditi i corpi mummificati (più scheletri che altro) di alcuni indigeni che lì si sono lasciati morire più di 500 anni fa per non finire nelle mani degli invasori spagnoli. Visto l`orario decido di anticipare la tappa di domani portandomi avanti. Percorro la strada un po` sassosa e sabbiosa che circumnaviga il vulcano passando per paesi fantasma abbandonati e arrivando a Jirira dove trovo alloggio. Questi villaggi sono strani, in giro non vedi mai nessuno, sembrano completamente abbandonati, non si sa dove sia la gente, devi per forza di cose bussare per trovare qualcuno per chiedere informazioni. Alla sera spira il solito fortissimo vento gelido, meglio stare al riparo chiusi nella camera.


Un omaggio alla mia società Petrarca Bike















Piantagione di quinoa






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25° giorno. Addio Salar, torno alla civiltà
Da Jirira a Uyuni - Giovedì, 13 Novembre 2014

Start point: 3.661 mt
Finish point: 3.627 mt
Orario: 8:10 - 17:20
Sulla bici: 7 h 28 m
Distanza: 115 km - km totali progressivi 1.238,4
Velocita` media 15.3 km/h
Dislivello: ascesa 65 mt - discesa 93 mt
Altitudine max: 3.625 mt
Terreno: sale, sterrato, asfalto
Pernottamento: hotel Julia
Meteo: sole, leggermente nuvoloso
Temperatura: - - min - 24 max

Eccomi arrivato a Uyuni, tappa conclusiva della seconda e principale parte della mia avventura. Oggi ho salutato il Salar de Uyuni con un tappone di 115 km. Ben 85 km percorsi sulla distesa bianca di sale, non finivano più, per fortuna ascoltavo un po` di musica e inoltre la giornata era un po` velata altrimenti che bruciatura! In tutta il percorso non ho incontrato nessuno, ero completamente solo, a parte gli ojos, degli occhi, piccoli buchi sulla superficie del sale, pieni di acqua solforosa. Il programma era raggiungere Colchani e pernottare, ma sentivo il bisogno di ritrovare un po` di civiltà, di vita, ma soprattutto un buon ristorante, quindi decido di proseguire fino alla città di Uyuni.
Una nota su Colchani: e` un pueblo a ridosso del Salar dove i campesinos locali sono quasi interamente impiegati nell`estrazione e lavorazione del sale che poi rivendono privatamente ed esportano al mercato principale di Potosi`. Anche questo paesino e` allucinante, sembra un paese del Far West, con strade polverose, senza gente in giro, case semi-abbandonate, immondizie e disperazione.
Per dirigermi a Uyuni ho preso la nuova strada asfaltata tutta per me (e` ancora chiusa) altrimenti sarebbero stati dolori per la sabbia e ghiaino che imperversavano negli ultimi 20 chilometri. Arrivo a Uyuni, una città percorsa da larghe strade polverose, qui rimarrò due giorni, il tanto necessario per un po` di riposo e manutenzione personale.

















Considerazioni della seconda parte del viaggio
L’itinerario San Pedro-Uyuni, dove si pedala ad un’altitudine media di 4000, dove ad ogni piccola salitina il cuore ti va a mille e sei costretto a scendere, dove la polvere delle strade ti soffoca, dove la solitudine è la tua migliore amica, dove il piacere di un bagno è solo un ricordo, dove il salar di Uyuni di notte la temperatura scende parecchi gradi sotto lo zero e di giorno quasi 30° sopra lo zero, dove se vuoi tenere gli occhi aperti devi avere gli occhiali da saldatore. Ho percorso delle selvagge terre, così difficili da affrontare per le condizioni delle piste a tratti al limite della percorribilità, la mancanza di qualsiasi indicazione stradale, i venti che spesso al pomeriggio/sera sembrano in grado di ribaltare l'auto il freddo intenso delle notti e le difficoltà di passare diversi giorni attorno ai 4000 metri hanno superato tutte le mie attese.
Sono state tappe veramente dure, lo ammetto, a volte ero sul punto di arrendermi, ho trovato tanta gente disponibile ad aiutarmi, ma ho sempre risposto "va tutto bene, non ho bisogno di niente, molte grazie", ho stretto i denti e sono andato avanti.
C'è però dell'altro, ed è qualcosa che non si può raccontare a parole. Non è possibile spiegare cosa si prova davanti allo spettacolo che la natura offre in questa regione: la varietà di colori è strabiliante e nessuna fotografia potrà mai rendere l'idea di quello che veramente si ha di fronte attraversando questi paesaggi. Sono rimasto spesso senza parole davanti a questi capolavori della natura. Non si può spiegare cosa si prova vivendo un tramonto ed un'alba in perfetta solitudine sull'isola al centro del salar de Uyuni oppure svegliarsi di fronte alle acque della laguna canapa popolata da fenicotteri. Questa volta mi sono veramente trovato ad attraversare una delle regioni più spettacolari, se non addirittura la più spettacolare, del nostro pianeta!

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26° giorno. Riposo a Uyuni
Uyuni - Venerdì`, 14 Novembre 2014

Giornata dedicata al recupero psico-fisico e alimentare. Ho prenotato il bus per Tupiza - domani sera alle 20.00, 9 ore di viaggio - e poi a gironzolare per il centro in cerca di qualcosa di interessante da fotografare. Purtroppo la gente, soprattutto donne non vogliono e quindi cerco di rubare qualche scatto in lontananza o di nascosto. Nel pomeriggio sono andato a piedi a visitare a il cimitero delle locomotive, un posto triste e sporco, dove sono state abbandonate le vecchie locomotive arrugginite della linea Uyuni-Oruro.













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27° giorno. Ultimo giorno a Uyuni
Uyuni - Sabato, 15 Novembre 2014

Questa sera si riparte. Oggi giornata dedicata al dolce far niente, si gironzola, si mangia e si attende, ma soprattutto si preparano i bagagli. Allego solo una foto.
Alle 20.00 parto in bus per Tupiza, quasi tutta gente locale, il bus esternamente sembrava una caretta, pero` i sedili erano molto confortevoli. Viaggio di quasi 7 ore, peccato di non aver goduto il panorama che dicono sia molto entusiasmante, qualcosa si intravedeva e si passava in strette gole, canyon. Di sicuro non mi dispiace di averlo percorso in bici, mi sembrava tanta polvere e quindi sabbia.



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28° giorno. Arrivato a Tupiza
Tupiza - Domenica, 16 Novembre 2014

Dopo un viaggio abbastanza tranquillo, ascoltando musica e socchiudendo gli occhi ogni tanto, alle 2.50 arrivo a Tupiza, che si fa` a quest`ora? Rimonto i bagagli sulla bici e vado alla ricerca di un albergo, certo di notte non e` facile, e` tutto chiuso e buio. Per fortuna trovo una pattuglia di polizia, li saluto "Buenas Noches" e loro mi rispondono "Buenos Dias", dopo mezzanotte si dice Dias e non Noches sarà ma per me era notte!!!! Comunque mi dirigono all`Hotel Mitru Anexo che si trovava gli vicino. Suono il campanello, arriva il guardiano e voila` eccomi in camera a dormire! Stamattina in giro per città per una visita: e` un luogo privo di attrazioni turistiche convenzionali, adatto per riposarsi, con un clima piacevolmente mite (sono a 2.950 mt). Tupiza e` Incastonata in una campagna spettacolare, adagiata nella Valle del Rio Tupiza, è circondata da un aspro panorama: strane rocce rosse-marroni erose, tagliate da tortuose quebradas (gole, solitamente asciutte) di ghiaia, e le pendici punteggiate di cactus, insomma uno scenario da Far West, vedremo domani.
Dimenticavo, oggi e` domenica, l`ho intuito da una strana processione che si svolge nelle vie del paese e raccoglie i fedeli fino a raggiungere la chiesa. Nel tardo pomeriggio si e` svolta una parata di bande e balli locali in vestiti tipici che si e` protratta fino a tarda sera: era composta da vari gruppi dai più piccoli ai grandi.












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29° giorno. Visita delle quebradas
Tupiza - Lunedi`, 17 Novembre 2014

Oggi giornata dedicata alla visita dei dintorni di Tupiza: le quebradas.
La giornata non e` delle migliori, piccola pioggerella, qualche squarcio di sole e temporale nel pomeriggio, comunque mi muovo lo stesso anche per riprendere confidenza con la bici in vista della continuazione del viaggio da domani.
Alla mattina visita alla Quebrada di Palala, una gola formata da un affluente del Rio Tupiza, arrivo ad una serie di formazioni di roccia rossa a forma di enormi pinne. Più avanti si incontrano strane colline dalla colorazione blu tendente al verde e al viola dovuta dalla presenza di piombo e altri minerali.Pomeriggio visita della Quebrada de Palmira, dopo un paio di km raggiungo la Puerta del Diablo, un luogo formato da due grandi lastre verticali che sembrano come se fossero messe li` da mani sovrumane. La gola finisce in uno stretto canyon, con ripide pareti rosse, conosciuto come il Canyon del Inca. Peccato solo che la luce non abbia contribuito fotograficamente allo spettacolo di queste formazioni rocciose.
Domani si riprende il viaggio e si torna in Argentina.

Attenzione: seguitemi perché nei prossimi giorni in Argentina ne vedrete di tutti i "colori".













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30° giorno. Si riprende il cammino, verso il confine.
Da Tupiza a Villazon - Martedì, 18 Novembre 2014

Start point: 2.950 mt
Finish point: 3.466 mt
Orario: 9:00 - 16:30
Sulla bici: 6 h 31 m
Distanza: 91,5 km - km totali progressivi 1.329,9
Velocita` media 14.0 km/h
Dislivello: ascesa 1.285 mt - discesa 731 mt
Altitudine max: 3.497 mt
Terreno: asfalto
Pernottamento: hostal
Meteo: sole, nuvoloso, vento
Temperatura: 19 min - 24 max

Si riprende il viaggio verso il confine argentino. Finalmente incontro il verde, ebbene si, percorro la strada costeggiando il rio Tupiza che con le sue acque ha creato una rigogliosa valle con piante e coltivazioni. La strada e` tutto un saliscendi, con un bel tratto in salita prima della parte centrale. Si passano diversi villaggi piu` o meno abitati, tutti dediti all`agricoltura e pastorizia. Per il resto un paesaggio abbastanza monotono. Fortunatamente la strada e` tutta asfaltata, solamente un noioso vento freddo frontale/laterale appesantisce un po` la pedalata negli ultimi km.
In programma dovevo passare il confine ed entrare in Argentina a La Quiaca, ma avendo ancora dei bolivianos decido di fermarmi a Villazon, decisamente molto meno costosa. Trovo alloggio in un hostal, 3,5 euro a notte .... non commento il posto (vedere le foto per credere)!
E la cena? un quarto di pollo arrosto, riso, tipo tagliatelle, patate fritte e birra 4 euro.
Villazon e` la classica città sgangherata di confine principale valico di frontiera tra Bolivia e Argentina, piena di traffici di merce transfrontalieri, tutto un via e vai di persone ... insomma un cesso!

Domani Argentina!














Segue ... Argentina, il ritorno.

4 commenti:

  1. Affascinante e anche divertente leggere il tuo resoconto Stefano. Forza che ti aspettiamo per una uscita insieme...su un bellissimo nastro di asfalto!!! ;-)

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  2. Racconto coinvolgente ed emozionante. Si riesci quasi a sentire la fatica nelle tue parole, oltre alla meraviglia dinnanzi a quello che madre natura riesce a regalarci.
    Andrea Righetto

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  3. Ti aspettiamo con gioia. Grazie per le emozioni che ci hai fatto vivere. Hai fatto una grande impresa, siamo fieri di te e di far parte di Petrarca Bike.
    Paolo

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  4. Ogni giorno ti abbiamo pensato a pedalare lungo le polverose piste, con la tua grande forza fisica e d'animo e ancora a non mollare, dove le sensazioni e le emozioni non si possono esprimere esattamente come dici tu.
    I due compaesani Patrizia e Francesco.

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